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Molti pensano che l’osteopata, con le sue manipolazioni, potrebbe aumentare il dolore e peggiorare la sintomatologia, soprattutto per quanto riguarda le problematiche del tratto cervicale.
Attraverso una breve panoramica sulle più comuni patologie del tratto cervicale, della sua anatomia e di cosa succede durante una seduta di Osteopatia, e in particolare faremo chiarezza sull’efficacia del trattamento osteopatico della cervicale.

Qualche cenno di anatomia e biomeccanica
Le vertebre cervicali, sono le più piccole vertebre mobili. Si tratta di 7 vertebre, divise, in base ad alcune caratteristiche anatomiche in:
- Rachide cervicale superiore (vertebre C1 – C2)
- Rachide cervicale inferiore (vertebre da C3 a C7)
I movimenti del capo nel suo insieme sono permessi dalle articolazioni che legano le vertebre cervicali fra loro (articolazioni intervertebrali), in particolare dall’articolazione che unisce la prima vertebra cervicale al cranio (articolazione atlante-occipitale), dotata di enorme mobilità. La forza per attuare i vari spostamenti permessi da queste articolazioni, è fornita dalla contrazione regolata dei vari muscoli che avvolgono il collo.
I movimenti di base consistono nella flessione, estensione, rotazione, inclinazione laterale. Vengono effettuati in combinazione, consentendo alla testa ed al collo una notevole mobilità in varie direzioni e contribuendo in maniera determinante alla funzione visiva e al mantenimento dell’equilibrio. La massima mobilità è deputata alla parte superiore del rachide cervicale (occipite e C2). Circa il 50% della flesso-estensione, del capo dipende dall’articolazione occipite e atlante (C1). Orientativamente il 50% del movimento di rotazione dell’intera colonna cervicale ha luogo fra atlante ed epistrofeo circa 90°.
Mentre la mobilità del tratto cervicale inferiore va attribuita alle vertebre sottostanti C3 – C6. Il tratto inferiore, in particolare la cosiddetta “cerniera cervicale” C3-C6, è strutturato in modo tale da consentire un’escursione massima in flesso-estensione 110°. Poiché è anche la zona di massima curvatura, è senza dubbio il tratto più esposto a stress e a maggior danneggiamento da usura.
Patologie più diffuse e comuni
CERVICALGIA
Con il termine CERVICALGIA si intende un dolore localizzato alla regione cervicale, a carico delle strutture muscolo-scheletriche che costituiscono il tratto cervicale della colonna vertebrale. Questo disturbo, molto diffuso, può essere scatenato da molte cause e fattori concatenati.
Si distinguono due tipi:
CERVICALGIA CRONICA, in questi casi il dolore al collo insorge a causa di posture scorrette e stile di vita sedentario (trascorrere molto tempo in macchina o seduti davanti al computer);
CERVICALGIA ACUTA, in questi casi il dolore compare in seguito a traumi (colpo di frusta, traumi sportivi o sul lavoro), o per la presenza di ernie discali o artrosi. Il freddo e l’umidità possono peggiorare il quadro clinico.
ERNIA DEL DISCO
Quando il disco intervertebrale viene schiacciato o il suo nucleo polposo esce dalla sua sede, si creano condizioni cliniche quali la protrusione, la discopatia, il bulging e l’ernia del disco cervicale. Sono condizioni diverse tra loro, con segni e sintomi comuni. Vediamo cosa si intende per ernia del disco. Il nucleo polposo del disco intervertebrale, a causa di traumi, compressioni, colpo di frusta, sponsiloartrosi e processi degenerativi, può fuoriuscire dalla sua sede e andare a comprimere una o più radici nervose.


L’osteopata fa una serie di domande al paziente, attraverso le quali inizia a delineare il trattamento. Il compito dell’osteopata, non sarà solo quello di concentrarsi sul tratto cervicale, ma di pensare alla globalità del corpo. Uno dei principi dell’osteopatia è l’UNICITA’ DELLA PERSONA. Ognuno di noi ha delle caratteristiche diverse e uniche, quindi la valutazione approfondita e attenta ha la funzione di creare un trattamento su misura per il paziente, tenendo presente molti aspetti e non solo il motivo della visita. Durante l’anamnesi si indaga sullo stile di vita del paziente, sulle sue abitudini alimentari, sull’attività fisica e lavorativa che svolge. Si chiede se il paziente soffre di altre patologie apparentemente poco connesse con il motivo della visita. Si ascolta il paziente per raccogliere più informazioni possibili, per poter strutturare un trattamento efficace. A volte i pazienti rimangono stupiti dalla quantità di domande che vengono fatte e si chiedono a cosa serva sapere, per esempio, se il sistema digerente funziona bene quando il motivo della visita è un dolore alla zona cervicale.
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